venerdì 7 ottobre 2011

ADDIO MIA CONCUBINA







"Grande storia d’amore omosessuale, Bawang Bieji (Addio, mia concubina) di Chen Kaige ha molti primati. Per la prima volta s’uniscono nella realizzazione d’un film gli ex nemici politici più accaniti, i cinesi della Repubblica popolare, di Taiwan, di Hong Kong, più i giapponesi che hanno curato il lavoro di post produzione.




 Per la prima volta in un film della Repubblica popolare cinese si racconta in termini non comici né moralistici l’amore di un uomo per un altro uomo, l’omosessualità, la prostituzione omosessuale. Per la prima volta si prende atto, celebrandola, della fine di un’istituzione culturale cinese famosa e applaudita nel mondo, l’Opera di Pechino: per memoria ne venivano illustrati anche i diversi stili, testi e simbologie nella versione completa del film lunga tre ore e quaranta minuti, un’ora più della versione presentata al festival. Per la prima volta le sopraffazioni, i guasti umani, l’alterazione delle coscienze provocati dalla Rivoluzione culturale cinese vengono descritti in dettaglio, e da un regista quarantunenne che, allora studente, fu mandato a fare lavoro manuale in campagna: maltrattamenti, beffarde umiliazioni in pubblico, coazioni a denunciare amici e parenti, tradimenti, abiure, falsi pentimenti. Una devastazione etica e sentimentale alla quale anche Chen Kaige partecipo’denunciando come reazionario il proprio padre regista di film Opera, e che per gli intellettuali cinesi resta indimenticata, imperdonabile.



 Film del rimorso, tratto da un romanzo di Lilian Lee, Addio mia concubina prende il titolo dal titolo dell’opera sempre interpretata insieme dai protagonisti, celebri attori dell’Opera di Pechino: un’opera con due personaggi principali, in cui una concubina preferisce la morte alla separazione dal suo re amante sconfitto in politica e in guerra. Il film si estende durante oltre cinquant’anni, dal 1924 al 1977, attraverso l’invasione giapponese, l’egemonia del partito nazionalista, l’avvento dei comunisti al potere, la Rivoluzione culturale: ma la Storia è soltanto uno spettacolo. Gli eventi restano lontani, presentati in forma teatrale, e offrono appena un’occasione al manifestarsi delle gelosie, dei conflitti, della pochezza del maschio troppo amato. La vicenda è tutta interiore, tutta passionale. L’attore grazioso e bello che fa la parte della concubina (Leslie Cheung) è innamorato dell’attore atletico e virile che fa la parte del re (Zhang Fengyi), soffre quando lui sposa una prostituta (Gong Li), si prostituisce a uomini potenti per salvarlo, viene tradito da lui che lo accusa pubblicamente d’essere antipatriottico, omosessuale e oppiomane, accetta da lui le più strazianti umiliazioni, muore per lui. Anche la moglie dell’amato lo ama, è gelosa della passione dell’altro, viene rinnegata. L’amato, attore eccellente, uomo mediocre, amorale, pauroso e opportunista, rimane il solo vincente.



 Per la prima volta (altro primato) Chen Kaige racconta l’amore, i sentimenti privati, una storia che può essere quella di un uomo tra un uomo e una donna, o di un uomo tra una donna reale e una pseudo donna: era piuttosto la metafora sociale e politica a dominare i suoi bellissimi film precedenti, La grande parata (1983), Terra gialla (1984), Il re dei fanciulli (1987), La vita sul filo (1991). Lo splendore figurativo di quei film stavolta s’attenua, la meraviglia estetica lascia il posto a uno stile più interiore, più sensibile ai personaggi e alle loro passioni, più convenzionale: Leslie Cheung e Gong Li sono interpreti magnifici."


Lietta Tornabuoni 
   1993


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