martedì 9 ottobre 2012

A SILVIA




Donna-pensosa Beaux arts-museè



A SILVIA 

Silvia, rimembri ancora 

Quel tempo della tua vita mortale, 
Quando beltà splendea 
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, 
E tu, lieta e pensosa, il limitare 
Di gioventù salivi? 
Sonavan le quiete 
Stanze, e le vie dintorno, 
Al tuo perpetuo canto, 
Allor che all'opre femminili intenta 
Sedevi, assai contenta 
Di quel vago avvenir che in mente avevi. 
Era il maggio odoroso: e tu solevi 
Così menare il giorno. 
Io gli studi leggiadri 
Talor lasciando e le sudate carte, 
Ove il tempo mio primo 
E di me si spendea la miglior parte, 
D'in su i veroni del paterno ostello 
Porgea gli orecchi al suon della tua voce, 
Ed alla man veloce 
Che percorrea la faticosa tela. 
Mirava il ciel sereno, 
Le vie dorate e gli orti, 
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte. 
Lingua mortal non dice 
Quel ch'io sentiva in seno. 
Che pensieri soavi, 
Che speranze, che cori, o Silvia mia! 
Quale allor ci apparia 
La vita umana e il fato! 
Quando sovviemmi di cotanta speme, 
Un affetto mi preme 
Acerbo e sconsolato, 
E tornami a doler di mia sventura. 
O natura, o natura, 
Perché non rendi poi 
Quel che prometti allor? perché di tanto 
Inganni i figli tuoi? 
Tu pria che l'erbe inaridisse il verno, 
Da chiuso morbo combattuta e vinta, 
Perivi, o tenerella. E non vedevi 
Il fior degli anni tuoi; 
Non ti molceva il core 
La dolce lode or delle negre chiome, 
Or degli sguardi innamorati e schivi; 
Né teco le compagne ai dì festivi 
Ragionavan d'amore. 
Anche peria fra poco 
La speranza mia dolce: agli anni miei 
Anche negaro i fati 
La giovanezza. Ahi come, 
Come passata sei, 
Cara compagna dell'età mia nova, 
Mia lacrimata speme! 
Questo è quel mondo? questi 
I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi 
Onde cotanto ragionammo insieme? 
Questa la sorte dell'umane genti? 
All'apparir del vero 
Tu, misera, cadesti: e con la mano 
La fredda morte ed una tomba ignuda 
Mostravi di lontano.

Giacomo Leopardi

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