lunedì 26 agosto 2013

Sonetto di fedeltà-Vinicius de Moraes

Kristen Stewart e Robert Pattinson



SONETTO DI FEDELTÀ

Prima di tutto, al mio amore sarò attento
e con tanto zelo, e sempre, e tanto
che pur di fronte al maggiore incanto
di esso sia più ebbro il mio pensiero.
Voglio viverlo in ogni vano momento
e in sua lode spargerò il mio canto
e riderò il mio riso e verserò il mio pianto
al suo dolore o alla sua allegria.
E così, quando più tardi mi cercherà
forse la morte, angoscia di chi vive
forse la solitudine, fine di chi ama
io possa dire dell'amore (che ho avuto):
che non è immortale, dato che è fiamma
ma che è infinito fino a quando dura.


Soneto de Fidelidade

De tudo ao meu amor serei atento
Antes, e com tal zelo, e sempre, e tanto
Que mesmo em face do maior encanto
Dele se encante mais meu pensamento.

Quero vivê-lo em cada vão momento
E em seu louvor hei de espalhar meu canto
E rir meu riso e derramar meu pranto
Ao seu pesar ou seu contentamento

E assim, quando mais tarde me procure
Quem sabe a morte, angústia de quem vive
Quem sabe a solidão, fim de quem ama

Eu possa me dizer do amor (que tive):
Que não seja imortal, posto que é chama
Mas que seja infinito enquanto dure.

Vinicius de Moraes

martedì 6 agosto 2013

Gabriele D'Annunzio-Un ricordo



Un ricordo

 Io non sapevo qual fosse il mio malore
né dove andassi. Era uno strano giorno.
Oh, il giorno tanto pallido era in torno,
pallido tanto che facea stupore.

Non mi sovviene che di uno stupore
immenso che quella pianura in torno
mi facea, cosí pallida in quel giorno,
e muta, e ignota come il mio malore.

Non mi sovviene che d'un infinito
silenzio, dove un palpitare solo,
debole, oh tanto debole, si udiva.

Poi, veramente, nulla piú si udiva.
D'altro non mi sovviene. Eravi un solo
essere, un solo; e il resto era infinito.

Gabriele D'Annunzio

lunedì 5 agosto 2013

LILITH


Lilith . un regno di grazia- fluisce spettante al lavoro spirituale.
Questo è solo un sapore di anime giuste - ma non la loro dimora.
Formare un fattore di alcuni dei mondi di pensiero e di credo è l'uomo.
In questi mondi, l'uomo è in grado di creare e attivamente influenzare il processo.
Nel senso di distacco da altri mondi, Lilith è davvero come il paradiso.
Ma Lilith, a differenza di Eden, non è sonno.
E 'la dimora dove si genera l'impulso creativo.
Perchè Lilith è un giardino segreto e un riferimento al genio di discussione / ricerca di tutte le anime del creatore.
Anime sensibili e pure possono essere risucchiate- ubriacarsi della luminosità e fraganza di Lilith   .
Lilith si manifesta in più modi contemporaneamente, eliminando qualsiasi conflitto
In tutto il suo tempo e il suo regno ... 

sabato 3 agosto 2013

Frodo,Sam e la via










 La Via prosegue senza fine

      Lungi dall'uscio dal quale parte.

        Ora la Via è fuggita avanti,

        Devo inseguirla ad ogni costo

        Rincorrendola con piedi alati

     Sin all'incrocio con una più larga

     Dove si uniscono piste e sentieri.

      E poi dove andrò? Nessuno lo sa.




In fondo al pendio occidentale della Collina, giunsero al cancello

che si apriva su un piccolo sentiero.  Si fermarono per aggiustare
le cinghie dei loro fagotti.  Infine apparve Sam, trotterellando veloce
e respirando rumorosamente, col suo pesante fardello ben saldo sulle
spalle, e con in testa un grosso e sformato sacco di feltro che chiamava
cappello: al chiaro di luna rassomigliava molto a un Nano.
     «Scommetterei che avete dato a me tutta la roba più pesante»,
protestò Frodo. «Compiango le lumache e tutti quelli che si trasportano
la casa sulle spalle».
     «Io posso portarne ancora, signore.   Il mio fagotto è molto leggero»,
mentì coraggiosamente Sam. «No, no, Sam!», disse Pipino. «Gli fa bene.
 Non ha altro da portare che ciò che ci ha ordinato d'imballare. E' stato un po' indo-
lente in questi ultimi tempi, e sentirà meno il peso del fagotto quan-
do avrà smaltito un po' del suo».
     «Sii buono con un povero vecchio Hobbit», disse Frodo ridendo.
«Sarò sicuramente più esile di un fuscello quando arriverò alla
Terra di Buck.  Ma stavo dicendo delle sciocchezze.  Ti sospetto di
averne preso più di quanto ti toccasse, Sam, e lo verificherò alla prossima
sosta». Riprese il suo bastone. «Ebbene, ci piace a tutti camminare
nella notte», disse, «perciò facciamo ancora qualche miglio
prima di coricarci».
     Seguirono il sentiero verso ovest per qualche centinaio di passi,
quindi l'abbandonarono per voltare a sinistra e prendere silenziosamente
la via dei campi.  Camminarono in fila indiana lungo le siepi
e le bordure di piante cedue, e la notte li inghiottì.  Nei loro mantelli
scuri erano invisibili, come muniti ognuno di un anello magico.
Essendo tutti Hobbit, e poiché si studiavano di essere silenziosi, il
rumore che facevano era talmente impercettibile che nemmeno un
Hobbit l'avrebbe sentito.  Passavano inosservati persino davanti agli
animaletti selvaggi nei boschi e alle bestiole nei campi.
     Dopo un bel po' di tempo attraversarono l'Acqua, ad ovest di
Hobbiville, su uno stretto ponticello di tavole.  In quel punto il
corso non era che un nastro nero e contorto, orlato da ontani scuri.
Qualche miglio più a sud, attraversarono veloci la grande strada del
Ponte sul Brandivino; erano giunti in Tuclandia.  Voltarono verso
sud-est in direzione del Paese dalle Verdi Colline.  Quando ebbero
percorso i primi passi di salita, si voltarono per vedere le luci di
Hobbiville brillare in lontananza nella dolce valle dell'Acqua.  Ma
ben presto sparirono tra le falde, delle colline immerse nella notte.
Intravidero anche Lungacque, accanto al suo lago grigio.  Quando finalmente
la luce dell'ultima fattoria sparì nell'oscurità, Frodo, guardando
furtivamente fra gli alberi, agitò la mano in segno d'addio.



 «Chissà se guarderò mai più giù in quella valle», mormorò pensoso.
     Dopo circa tre ore di cammino, si fermarono per riposarsi.  La
notte era chiara, fresca e stellata, ma spirali di nebbia salivano dai
ruscelli e dagli umidi prati, simili a fumo, arrampicandosi lungo le
falde dei colli.  Le betulle semispoglie si dondolavano sulle loro teste 
a un debole venticello, stagliandosi come una rete nera contro
il cielo sbiadito.  Dopo un pranzo molto frugale (per degli Hobbit),
proseguirono, giungendo presto a uno stretto cammino che andava
su e giù, diventando di un grigio pallido nell'oscurità davanti a lo-
ro: era la strada che portava a Boschesi, Scorta ed al Traghetto di
Buckburgo.  Si arrampicava lontano dalla strada maestra e dalla valle
dell'Acqua, attorcigliandosi su per le falde delle Verdi Colline, fino
a Terminalbosco, un angolo selvaggio del Decumano Est.
     Percorse ancora un paio di miglia, s'inoltrarono in un Viottolo
tagliato profondamente nella roccia, a cui sovrastavano grandi alberi
che lasciavano stormire le foglie secche nella notte.  Era perfettamente
buio.  Prima cantarono, o fischiettarono assieme una melodia, es-
sendo ormai lontani da orecchie indiscrete; quindi proseguirono in
silenzio e Pipino cominciò a rimanere indietro.  Infine, allorché si
misero a scalare una pendice ripida e scoscesa, si fermò e sbadigliò:
«Ho tanto sonno che fra poco crollo in mezzo alla strada.   Avete
intenzione di dormire in piedi, voi? E' quasi mezzanotte».
     «Credevo che ti piacesse camminare di notte», disse Frodo.
«Ma non c'è tutta questa fretta; Merry ci aspetta dopodomani, per-
ciò abbiamo altri due giorni a disposizione.  Ci fermeremo al primo
posto adatto».
     «Il vento soffia da ovest», disse Sam. «Se andiamo dall'altro
lato di questo colle, troveremo un posto abbastanza comodo e riparato
signore.  Se la memoria non mi tradisce, un po' più avanti dovrebbe
esserci un bosco d'abeti non troppo umido». Sam conosceva
bene il paese nel giro di trenta miglia da Hobbiville, ma quello era
il limite delle sue conoscenze geografiche.
     Poco oltre il colmo della collina videro il bosco d'abeti.  Abbandonarono
il viottolo e si inoltrarono nel buio resinoso degli alberi,
raccogliendo pezzi di legno, rami morti e pigne per fare un fuoco.
Presto in mezzo a loro, ai piedi di un abete secolare, crepitò un'allegra
fiamma; rimasero seduti fin quando le teste incominciarono adondolare.
  Poi, ognuno nel proprio cantuccio fra le radici del vecchio
albero imponente, si raggomitolarono avvolti in coperte e mantelli,
e caddero subito in un sonno profondo.  Non fecero turni di
guardia: persino Frodo non temeva alcun pericolo, poiché erano ancora
nel cuore della Contea.  Qualche piccolo essere incuriosito si avvicinò
ad osservarli quando si fu spento il fuoco.  Una volpe, che attraversava
il bosco per affari suoi personali, si arrestò qualche minuto
ad annusare.
 «Hobbit!», pensò. «Incredibile! Avevo sentito dire che avvenivano
strane cose in questo paese, ma trovare addirittura degli
Hobbit che dormono all'aria aperta sotto un albero! E sono in tre!
C'è sotto qualcosa di molto strano». Aveva perfettamente ragione,
ma non riuscì mai a scoprire che cosa.

Tratto da "Il Signore Degli Anelli"di J.R.R.Tolkien