martedì 27 novembre 2012

L' Addio ai monti





Tratto da :"I promessi sposi" di Alessandro Manzoni




“Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, 


note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che 


lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo 


scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e 


biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto 


è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla 


fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla 


speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i 


sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e 


tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà 


dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, 


disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e 


morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case 


aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino 


il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con 


desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha 


già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando 


ricco a’ suoi monti.


Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio 


fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell’avvenire, e 


n’è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi, staccato a un tempo 


dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia 


que’ monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai 


desiderato di conoscere, e non può con l’immaginazione arrivare a un 


momento stabilito per il ritorno! Addio, casa natìa, dove, sedendo, con 


un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni 



il rumore d’un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa 

ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e 

non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno 


tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante 


volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov’era promesso, preparato 


un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente 


benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava 


a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi 


figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.”


Alessandro Manzoni


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sabato 24 novembre 2012

Ispirazione



                  Johnny Weir

  Mi guardi il dio che a te schiavo mi fece, fino a quel 

dì, che intero t’alzerà, qui vivrai, e negli occhi 

degli amanti. Gli occhi, che al muto hanno insegnato il 

canto. Ma sii orgoglioso di quel che io scrivo: 

l’ispirazione è tua, da te è nata … ma tutta l’arte mia 

sei tu, che alta fai, e dotta, la mia rozza ignoranza. 

Che in inchiostri il mio amore arda e rimanga. 

William Shakespeare









giovedì 22 novembre 2012

Eugenio Montale-I limoni

Vincent Van Gogh





I LIMONI     

Ascoltami, 
i poeti laureati 
si muovono soltanto fra le piante 
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. 
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi 
fossi dove in pozzanghere 
mezzo seccate agguantano i ragazzi 
qualche sparuta anguilla: 
le viuzze che seguono i ciglioni, 
discendono tra i ciuffi delle canne 
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni. 

Meglio se le gazzarre degli uccelli 

si spengono inghiottite dall'azzurro: 
più chiaro si ascolta il susurro 
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove, 
e i sensi di quest'odore 
che non sa staccarsi da terra 
e piove in petto una dolcezza inquieta. 
Qui delle divertite passioni 
per miracolo tace la guerra, 
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza 
ed è l'odore dei limoni. 

Eugenio Montale

sabato 10 novembre 2012

LA TOMBA DEL TUFFATORE- PAESTUM



LA TOMBA DEL TUFFATORE PAESTUM





Nel giugno 1968 fu scoperta - a 1,5 km. a sud di Paestum, in località Tempa del Prete, sede di una necropoli frequentata ininterrottamente dal VI al IV sec. a.C. - una sepoltura, nota come "Tomba del Tuffatore", attribuita intorno al 480 a.C.
Le tombe ritrovate nell'area di Paestum sono per lo più tombe a cassa, composte da lastre di calcare che formano i fianchi e il coperchio, e presentano una ricca decorazione pittorica. Le lastre sono dipinte sulla faccia rivolta verso l'interno della tomba con la tecnica dell'affresco.
Sulla lastra di copertura vi è infine la celebre scena che ha dato il nome alla sepoltura, un tema totalmente estraneo all'arte greca: un giovane nudo è sospeso per sempre nell'istante del tuffo solitario in uno specchio d'acqua.
La Tomba del Tuffatore fu rinvenuta da Mario Napoli il 3 giugno del 1968. 
« Iniziatosi lo scavo, la quarta tomba posta in luce, in circostanze certamente fortunate, è la Tomba del Tuffatore: si verificava così il più sconvolgente rinvenimento archeologico da moltissimi anni a questa parte.
È, la Tomba del Tuffatore, una normale tomba a cassa, formata, cioè, da lastre di travertino locale, Nulla lasciava sospettare, al momento del rinvenimento, che questa dovesse particolarmente distinguersi dalle molte migliaia di tombe che si sono rinvenute da tempo intorno a Paestum, al di fuori di una cura particolare posta nel suturare con stucco bianco le congiunzioni tra le varie lastre, come se si fosse voluto evitare che l'acqua o il terreno penetrassero nell'interno della tomba. Sollevata la lastra di copertura, ecco apparire la tomba completamente affrescata, non solo nelle pareti interne delle quattro lastre formanti la cassa, ma anche, e questa è una strana novità, nell'interno della lastra di copertura... »

(Mario Napoli. La tomba del tuffatore in Il domani d'Italia, gennaio 1969)














martedì 6 novembre 2012

Narciso-Jacques Prevert


John Gibson- "Narciso" Royal Academy of Arts.

“Narciso”
Nudo si bagna Narciso
e fanciulle graziose vengono a vederlo
Narciso esce dall’acqua le avvicina e s’accorge
di non essere più come prima
Di lui qualcosa è mutato
S’accarezza con la mano
meravigliato di mostrare senza volere senza sapere
come un giovane stallone
le prove della sua virilità che nasce
Torna nell’acqua
più abbagliato che impacciato
E guarda le fanciulle
e
mezzo immerso nell’acqua ancora si guarda
E per un
fenomeno di rifrazione
vede un bastone spezzato
Così s’annega
Infantile deluso disperato.

Jacques Prèvert

Luciano De Crescenzo racconta il mito di Narciso



domenica 4 novembre 2012

SONO UNA DONNA- Joumana Haddad

Maschera bianca-Khnopff- particolare

SONO UNA DONNA 

Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio 
chi vedo quando chiudo gli occhi 
come vengo sospinta quando vengo sospinta 
cosa cerco quando lascio libere le mie mani. 
Nessuno, nessuno sa 
quando ho fame quando parto 
quando cammino e quando mi perdo,
nessuno sa 
che per me andare è ritornare, 
e ritornare è indietreggiare 
che la mia debolezza è una maschera 
e la mia forza è una maschera 
e quel che seguirà è una tempesta.

Credono di sapere 
ed io glielo lascio credere 
e creo.

Hanno costruito per me una gabbia 
affinché la mia libertà 
fosse una loro concessione 
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro, 
con e senza di loro 
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà! 
La chiave della prigione è la loro lingua 
ma la loro lingua si avvinghia 
intorno alle dita del mio desiderio 
e al mio desiderio non impartiscono ordini.

Sono una donna. 
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere 
e avvengo.

Joumana Haddad